Radiologia

L’ecografia, al servizio del Paziente e del Medico

Con la progressiva diffusione delle macchine di diagnostica più avanzate, quali la TC (Tomografia Computerizzata, in precedenza nota come TAC), la RM (Risonanza Magnetica) e la PET (Tomografia ad emissione di Positroni), la Radiologia Tradizionale e l’Ecografia potrebbero essere considerate su un secondo piano nell’approccio al Paziente tramite strumenti di diagnostica per immagini.

In realtà, conservano tutto il loro valore diagnostico e l’ecografia, in particolare, sta vivendo una nuova e proficua stagione grazie alle enormi possibilità di applicazioni direttamente al letto del Paziente, come esame diagnostico vero e proprio, o come completamento strumentale alla visita “tradizionale”.

L’ecografia trova le sue origini negli studi settecenteschi di Lazzaro Spallanzani, che approfondì gli organi di senso dei pipistrelli, e la prima applicazione in Medicina risale al 1942, quando Karl Theodore Dussik, neurologo-psichiatra dell’Università di Vienna, impiegò gli ultrasuoni per lo studio dei ventricoli cerebrali. Senza addentrarsi in approfondimenti eccessivamente tecnici, è possibile affermare che l’ecografia impiega gli ultrasuoni, quindi vibrazioni meccaniche ad andamento sinusoidale maggiore di 20kHz (normalmente tra 2 MHz e 15 MHz), che vengono propagati attraverso i tessuti corporei, dai quali sono riflessi in modo diverso a seconda della composizione del tessuto, e proprio da questi echi di ritorno si forma l’immagine che viene sfruttata a livello diagnostico. L’ecografia non impiega radiazioni ionizzanti, a differenza della Radiologia Tradizionale e della TC, pertanto può essere impiegata anche su bambini e donne in gravidanza.

Le applicazioni sono molteplici e spaziano dallo studio prenatale, alla diagnostica delle patologie addominali (quali calcoli biliari e renali, patologie tumorali del fegato, della vescica, ecc.), all’analisi dei vasi arteriosi e venosi, alle recenti applicazioni sul polmone (ecografia toracica) e a numerosi altri campi, come le procedure interventistiche, nelle quali la possibilità di visualizzare in diretta l’operato del chirurgo agevola sicuramente il buon esito dell’operazione.

A differenza delle altre tecniche diagnostiche, nelle quali l’immagine è ottenuta da un Tecnico di Radiologia Medica (TSRM), in ecografia è l’operatore stesso che deve cercare le “finestre” giuste per visualizzare al meglio l’organo da studiare. Pertanto, è richiesta un’ottima padronanza dello strumento, anche per scegliere le sonde ed i settaggi migliori, unita ad un tempo adeguato per indagare al meglio gli organi bersaglio.

Tutto ciò si traduce nella possibilità di individuare in modo non invasivo e senza radiazioni numerose patologie che necessitano di conferma dopo visita clinica o che potrebbero anche sfuggire alla visita, in modo da poterle trattare al meglio e monitorarne nel tempo l’evoluzione.

Dott. Paolo Demaria
Radiologo P-Medica

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